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Questo articolo risale al 2001 e certamente da allora sono cambiate molte cose, soprattutto sul versante tecnico, portando la comunicazione virtuale ad un grado di consuetudine che nel 2001 era meno evidente. Molte considerazioni riportate nell'articolo sono però sostanzialmente valide ancora oggi, perciò ho preferito mantenere inalterato il contenuto dell'articolo, riservandomi in altra sede di pubblicare qualcosa di più aggiornato.

La possibilità di operare una buona relazione virtuale, anche terapeutica, dipende anche dalla consapevolezza delle caratteristiche e modalità dei mezzi che si usano. Ho pensato di elencare, per un ipotetico terapeuta virtuale, una serie di punti base riguardo le principali forme di dialogo virtuale - email, chat, microfono e webcam - esprimendo opinioni che possono aiutare, soprattutto all'inizio, a non cadere in alcuni comuni errori in cui incorrono le persone inesperte di questo nuovo modo di comunicare.

EMAIL

1) Ottima come primo contatto per prendere accordi o accennare ad un problema, la forma asincrona delle email non permette quasi alcuna comprensione dei toni emotivi, soprattutto alla seconda email. Occorrono molte email per capire il modo naturale di scrivere e di commentare di una persona. In quel caso meglio passare alla chat.

2) Con le email c'è una formalità, e una serie di riletture prima dell'invio, che impediscono di capire "chi" ci sta dicendo quello che ci dice.

3) Il contenuto, senza una indicazione sul senso e sul contesto, viene da noi interpretato a modo nostro, spesso in modo contrario a quello che è il pensiero e l'aspettativa dell'altro.

4) L'email è utile strumento quando già ci sia stato un sufficiente contatto reale, o via chat.

5) Una domanda o una frase, sentiti come pressanti quando sono stati mandati tramite email, possono essere già ricordo lontano quando risponderemo. 6) Nelle email non c'è modo di sapere se sono state scritte di getto o tramite un ragionamento lento e ponderato.

CHAT SCRITTA

1) Non è possibile sapere se ciò che scriveremo sarà letto da una sola persona o più di una.

2) Non è possibile sapere se ciò che scriveremo sarà "salvato" (memorizzato) e quindi, potenzialmente riletto a distanza di tempo, o se si perderà alla fine di quella sessione.

3) Non si può sapere se una frase che ci arriva è stata scritta di getto, o se è stata scritta e corretta, magari con più di un cambio di idee (con il tempo è possibile dedurre dalla velocità di battitura l'istintualità di una risposta).

4) Non è detto che ci sia un'unica lettura della sfumatura di un messaggio scritto, anche quando il contesto sembra indicarci con chiarezza il senso.

5) Una carenza di punteggiature o di aggiunte grafiche indicanti emozioni (emoticons) nello scritto non necessariamente corrisponde ad una carenza di toni affettivi.

6) L'assenza della lettura diretta dello scambio non verbale determina una maggiore capacità di concentrazione sugli aspetti cognitivi. Perciò non c'è relazione automatica tra ciò che siamo in grado di scrivere e ciò che siamo in grado di dire di persona, dove la presenza del non verbale rallenta, modifica o riduce le potenzialità espressive.

7) C'è una grossa differenza tra chi è pratico di chat e chi si avvicina per la prima volta al dialogo virtuale.

8) E' praticamente indistinguibile, nei primi contatti, la persona che usa la chat per nascondersi dalla realtà, vivendo di personaggi fittizi, rispetto a chi usa la chat rimanendo sostanzialmente se stesso.

9) Mentire in chat è un evento molto meno gravato da sensi di colpa.

CHAT SCRITTA E MICROFONO O SOLO MICROFONO

1) I problemi tecnici di ritorno del suono possono ingenerare più confusione di un testo scritto, creando frustrazione e perdita di concentrazione.

2) Tra i due comunicanti essendoci una distanza "virtuale" non sempre è possibile modulare efficacemente il messaggio vocale.

3) Un periodo di sessioni di chat a livello di solo testo, produce la necessità di immaginare sia l'aspetto che il tono della voce dell'altro. Pertanto un cambiamento verso l'uso di un microfono può ridurre, mantenersi stabile, o aumentare l'effetto evocativo immaginato in assenza di voce. In alcuni casi (forte cadenza dialettale, sgradevole nasalità, ecc.) può far cadere la costruzione immaginaria con il risultato di porre a rischio la relazione virtuale.

4) Il microfono combinato con le annotazioni scritte fa perdere a queste ultime la loro potenzialità di rilettura nel tempo, poiché in genere non vengono salvati i commenti sonori delle chat.

5) Il microfono presuppone l'uso di amplificatori o cuffie per l'ascolto. Nel primo caso altre persone possono sentire le nostre parole. C'è pure da tenere conto dell'inibizione a parlare a voce alta al microfono usando le cuffie per l'ascolto, sapendo che eventuali confinanti ascolteranno le parole emesse e non quelle in ricevimento.

6) L'uso della comunicazione audio senza uso dell'immagine visiva è diversa dall'uso della videoconferenza in cui vi sono audio e video, tali da poter leggere dal volto ulteriori messaggi.

7) L'uso del microfono presuppone che il proprio ambiente sia dedicato esclusivamente al momento virtuale, onde evitare rumori molesti.

VIDEOCONFERENZA

1) Con la webcam si accede ad una visione della persona, ma non bisogna scordare che è possibile tenere una serie di pose per un periodo di tempo, a seconda del personaggio che l'altro vuole offrire, più o meno consapevolmente.

2) La visione tramite webcam manca di profondità e di parametri di riferimento. Pertanto l'immagine non è indicativa della realtà, nel senso delle sfumature.

3) La videoconferenza presuppone la capacità di mandare anche in modo non verbale i messaggi che desideriamo far raggiungere.

4) La videoconferenza richiede decisamente maggiori risorse psicologiche, dovendo rispondere visivamente anche alle risposte inviateci; mentre nella forma scritta la nostra reazione non essendo sotto i riflettori avviene senza particolari richieste di prestazione.

5) Con la videoconferenza ognuno vede se stesso nel riquadro nel monitor, pertanto è quasi sempre portato a "decidere" come volersi presentare, scegliendo a volte forzatamente pose ed espressioni riconosciute come quelle con maggiore garanzia di successo. Ciò porta a volte all'invio di messaggi ambigui con discordanza tra testo ed espressione.

6) In genere nei programmi di videoconferenza si "salvano" solo le informazioni scritte, che diventano con il tempo quasi inutili dal punto di vista contestuale, e in alcuni casi dannose come rilettura.

 

© Dr. Giuseppe Vadalà - 2001 - Il testo non può essere riprodotto né in parte né totalmente senza il consenso dell'autore