Questo articolo risale al 2003 e certamente da allora sono cambiate molte cose, soprattutto sul versante tecnico, portando la comunicazione virtuale ad un grado di consuetudine che nel 2003 era meno evidente. Molte considerazioni riportate nell'articolo sono però sostanzialmente valide ancora oggi, perciò ho preferito mantenere inalterato il contenuto dell'articolo, riservandomi in altra sede di pubblicare qualcosa di più aggiornato.

In questa breve introduzione cercherò solo di descrivere superficialmente sia l'essenzialità della chat come strumento comunicativo sia i vari canali d'interesse per una psicologia che voglia approfondire tanto il livello specifico virtuale quanto la sua relazione con il piano di realtà che lo sottende. Queste rapide connessioni tra chat e psicologia saranno evidenziate in grassetto. Si rimanda ad altri articoli l'approfondimento di tali temi.

La chat è uno strumento di comunicazione virtuale, corrisponde al reale parlare vis à vis (su volti immaginari o visti in eventuali foto inserite nei profili), usa prevalentemente la forma scritta, un testo digitato in appositi campi, ed è una comunicazione sincrona, cioè che avviene in tempo praticamente reale (vista la velocità di trasmissione delle informazioni in andata e ritorno) e fa coincidere il momento in cui si digita con il momento in cui si invia il contenuto appena scritto. La chat permette dunque di sostenere un dialogo molto simile a quello che si può sviluppare in condizioni reali, a differenza della email, che è un modo molto più "ragionato" per inviare messaggi e che corrisponde al nostro modo tradizionale di comunicazione epistolare.

Se l'email viene "controllata" ad intervalli di tempo e se tra la lettura di un messaggio e la sua risposta può intercorrere un tempo indefinito (da pochi secondi ad alcuni giorni), senza che ciò venga inteso necessariamente come una stranezza o una scorrettezza, in chat la comunicazione segue tempi rapidi e, spesso, un intero minuto senza emettere risposta può produrre la vigorosa protesta di chi ha dovuto subire il "silenzio" e non poche volte ciò pone fine al dialogo virtuale.

Per conoscere, riconoscere e farsi riconoscere in chat si usano degli identificativi chiamati nickname, nomignoli o soprannomi, di libera scelta. Nella stragrande maggioranza delle chat sparse su Internet essi vengono cancellati con la chiusura della chat e l'utente può cambiare nickname ad ogni sessione di chat oppure mantenere lo stesso nickname digitandolo ogni volta, dando vita ad una specie di "personaggio" più stabile. Ecco dunque un interessante livello dove la psicologia si introduce nello studio e osservazione dei comportamenti virtuali: il passaggio dalla persona al personaggio - già con la scelta del nickname e del profilo - tra coloro che lo creano pressoché simile alla realtà e quelli che ne fanno un'entità nuova immaginaria; i personaggi occasionali (di una sera) o quelli mantenuti per mesi o anni; il rapporto della verità nella comunicazioni, rispetto ai corrispettivi reali: tanti rami dipartono dall'ampio tema della relazione tra persona e personaggio.

Pur utilizzando la forma scritta come mezzo principale di scambio, è diventato progressivamente abituale utilizzare alcune notazioni grafiche per indicare l'umore, le reazioni emotive e la parte non verbale del testo scritto (digitato). Spesso vengono messe a disposizione, nelle chat, una serie di immagini rappresentanti i più comuni stati umorali e reazioni emotive. Sono le cosiddette faccine, la cui aggiunta al testo o l'invio esclusivo completano il messaggio o risultano sufficienti per offrire una risposta compiuta verso l'interlocutore, che così ha modo di comprendere senza ambiguità il messaggio in arrivo. Gli smileys e le emoticons sono diffusi in tutto il mondo e l'unico modo per non utilizzarli, e mantenere ugualmente un alto grado di concordanza tra messaggio reale e messaggio virtuale, consiste nel sapiente uso della punteggiatura e nella conoscenza approfondita e condivisa del vocabolario. Siamo in un altro importante binario di studio e osservazione: la potenzialità evocativa dello stile comunicativo, le forme e il modo con cui le emozioni e le reazioni automatiche (il cosiddetto non verbale) trovano approdo nel mondo virtuale, tra autenticità e filtraggio razionale.

Si può anche usare il nickname come indicatore dello stato umorale, cambiandolo a seconda del proprio umore del momento in modo da inviare subito tale informazione agli altri utenti (ad esempio il nickname "annoiato72"). Ciò presuppone che la chat venga usata come rete di conoscenze occasionali, cercando persone con cui ci chiacchiera senza la volontà preventiva di fare ulteriore conoscenza, o di rivederle successivamente in chat. Quando invece si ha la volontà di usare la chat come mezzo di conoscenza abituale, di ritrovo, e di approfondimento delle relazioni, sia in termini amicali e che affettivo-relazionali, allora il nickname tende ad essere usato in forma stabile, o cambiato solo per necessità tecniche, poiché è importante dare l'opportunità agli amici di riconoscere quando si torna in chat.

Per favorire questa necessità di stabilità del nickname e di riconoscimento ci si indirizza verso chat che registrano i nickname (con una sorta di iscrizione), i quali vengono dotati di una password di accesso, per garantire che quel nickname sia utilizzato dalla sola persona reale che conosce la password; oppure vengono spesso utilizzati gli Instant Messenger, che sono programmi che racchiudono al loro interno funzioni di messaggeria offline (messaggi che vengono mantenuti anche durante l'assenza e ripresentati quando l'utente si riconnette con il Messenger) e funzioni di chat, in forma scritta o multimediale (microfono e webcam, che è una webcam connessa al computer).

La sovrapposizione dei messaggi multimediali al solo testo scritto apre la porta allo studio interessante dell'impatto (forme, rischi e potenzialità) che l'audio-video può generare nella comunicazione virtuale. I più recenti Messenger aggiungono la possibilità di giocare insieme, disegnare insieme, di fare chiamate telefoniche, mandare sms, ecc. Qui la psicologia segue e approfondisce i meccanismi di appartenenza, il senso di comunità, la moda e il rapporto tra la relazione a due (chat to chat) e quella gruppale (chatroom).

Con gli Instant messenger si usano nickname stabili, che non cambiano ad ogni sessione, sebbene si possano cancellare e crearne di nuovi in qualsiasi momento (interessante strada per lo studio delle personalità virtuali multiple e la delicata questione dell'appartenenza a modalità psicopatologiche o normali di pensiero e identificazione). Il nickname del Messenger è spesso dotato di profilo, con tutte le informazioni che l'utente vuole rilasciare (vere o false), e questo segna la nascita, in un certo senso, dell'equivalente dell'immagine pubblica di un certo nickname (personaggio).

Sia le comuni chat su web sia gli Instant messenger sono in grado di far comunicare gli utenti in room, stanze tematiche o meno, ambienti di gruppo oppure in chat isolate, private, a due o pochi invitati.

E' indice di "successo" in chat il fatto di riuscire a catturare l'attenzione assoluta dell'interlocutore. Ci si può così isolare in chat private, o rinnovare nickname che nessuno conosce, e tessere una relazione virtuale, che può andare dall'amicizia al rapporto di coppia. Sono comuni fenomeni come l'innamoramento di chat, il gioco di ruolo, il sesso virtuale, la condivisione di vissuti intimi e la narrazione della propria storia personale.

L'assenza di riscontri non verbali in tempo reale aumenta il carattere evocativo della lettura del testo scritto e la possibilità di scegliere quale notazione emotiva inviare intensifica la tendenza a confermare, enfatizzare e suscitare emozioni positive, anche quando non corrispondono minimamente alla reale sensazione della persona che digita tali notazioni. Ciò implica che la relazione che si instaura può basarsi su immagini e personalità fittizie, la cui verifica reale (un incontro ad esempio, ma a volte anche una semplice telefonata) potrebbe spazzare via in pochi secondi.

L'ausilio di strumenti multimediali come il microfono e la webcam da un lato riduce il potenziale evocativo e proiettivo della chat, poiché una voce ascoltata riduce di molto le possibili fantasie (e quindi le potenziali diversità) sulla personalità di un nickname e l'immagine in movimento, come quella offerta dalle webcam, assegna alla comunicazione quasi una connotazione uguale a quella reale, riportando su un canale molto più realistico la comunicazione virtuale. Dall'altro lato l'introduzione della multimedialità nella comunicazione virtuale permette una vera e propria comunicazione a distanze notevoli e senza perdite di tempo per spostamenti, offrendo numerose opportunità di apprendimento, di conoscenza di vita, di esperienze e di ambienti diversi, col risultato di un arricchimento interiore.

C'è anche da dire che il completamento della comunicazione virtuale con l'invio di informazioni su voce e aspetto fisico permettono, ad alcune persone, di mantenere veri e propri rapporti d'amicizia o relazioni affettive esclusivamente attraverso la virtualità. La sessualità infatti, che si può comunque esprimere pure nelle chat in forma scritta, assume una connotazione più relazionale con l'uso delle webcam e del microfono (o cellulare), e anche se può contenere tutte le forme di deviazione (come nella realtà del resto) si può dire che là dove prima era necessario passare all'incontro reale per "esaudire" compiutamente certi desideri sessuali, oggi la tecnologia permette uno scambio d'effusioni molto più ricco (proprio perché riesce a coinvolgere più sensi)tramite la virtualità, sebbene ovviamente la verità incontrovertibile sia quella che separa la sessualità virtuale da quella reale per il fatto che non c'è un vero e proprio contatto tra due corpi, quanto piuttosto una condivisione di manifestazioni d'intimità. La psicologia ha anche il compito di riuscire a comprendere ed identificare quando la relazione di chat è un ripiego rispetto a difficoltà relazionali reali, rispetto a quando è un'aggiunta arricchente che ben si implementa su una personalità armonica ed equilibrata.

La chat è anche il luogo dove confrontarsi con gli altri, un rifugio per combattere la solitudine, un posto dove azzardare ed osare ciò che nella realtà non si è in grado di fare o dire, un ambiente dove si può raccontare con un parziale anonimato la cosa più intima senza la necessità di costruire prima una relazione profonda, ecc. Queste potenzialità possono influire in vario modo sulla vita reale, provocando a volte vere e proprie crisi (spesso entrano in crisi rapporti coniugali instabili) e in alcuni casi inaspettate occasioni di crescita personale (ad esempio maggiore disinibizione, migliore chiarezza nella capacità di definirsi e di raccontarsi, nuove reti d'amicizia).

La chat è, per certi versi, un luogo d'elezione dove la mente e la persona possono vivere una dimensione del tutto nuova, acquisendo una vera e propria nuova mentalità, o trasportare gran parte delle abitudini della cosiddetta realtà.

La chat è anche un luogo pericoloso, dove l'ambiguità altrui e la propria mancanza di esperienza virtuale possono costare caro, in termini di delusioni, di illusioni irraggiungibili o perdita di stabilità e di identità. Le proprie carenze affettive e l'incapacità di risolvere i grandi e piccoli problemi della vita, possono far attecchire nella mente la sensazione che solo la dimensione virtuale è "degna" di essere vissuta, perché solo lì ci si può liberare di una persona antipatica con un click, si può ricevere un complimento con poche righe compiacenti e ci si può mostrare quali in realtà non si è, ricevendo numerose conferme che innalzano l'autostima di un Io che non trova poi riscontri nella realtà. In chat è facile cambiare personalità, tracciando una nuova configurazione tra le cose che lasciamo trapelare e quelle che celiamo accuratamente al fine di mantenere alto il riscontro sociale e il consenso. Facile dunque sentirsi quasi costantemente in accordo ed armonia con gli interlocutori di chat in un modo che non trova riscontro nella realtà sociale e che costringe, a volte, a scivolare nella dipendenza da chat, un male da evitare perché appassisce progressivamente gli investimenti reali e la capacità di crescere globalmente e realmente.

La chat è anche un parcheggio dove transitano o si fermano persone disturbate e affette dalle più varie psicopatologie. La distanza che filtra il contatto, l'anonimato e il grande numero di contatti possibili (con tutte le possibili diversità) rendono possibile mantenere un assetto provvisorio di personalità ed un'autostima accettabile mentre in realtà l'uno e l'altra sono patologiche, ma vissute come compatibili (cioè "normaloidi") all'interno della chat. L'esempio più comune è la persona che incapace di relazionarsi affettivamente in una qualsiasi rete sociale reale riesce in chat a "sopravvivere" (a livello di autostima) contattando nuove amicizie virtuali, dove millanta una socialità e giovialità che non gli appartengono e che nascondono la sua vera dimensione, che accuratamente sottrae a qualsiasi incontro e riscontro reale.

Gli studi su queste patologie, la messa a punto di strumenti, tecniche ed abilità tali da poter chiarire ed intervenire anche a distanza (tramite i mezzi virtuali) sulla vera personalità di queste persone saranno compiti e requisiti irrinunciabili per poter parlare di psicoterapia on line.

 © Dr. Giuseppe Vadalà - 2003 - Il testo non può essere riprodotto né in parte né totalmente senza il consenso dell'autore